"Ci sto lavorando ogni mattina, dall'alba in avanti, in quanto i fiori si avvizziscono così rapidamente", scriveva Vincent Van Gogh al fratello Theo, mentre era assorbito nella febbrile attività di ritrarre i girasoli.
Si dice fosse ossessionato dall'uso del giallo, in particolare del “giallo cromo”, o cromato di piombo. La sua fabbricazione prevedeva la combinazione del cromato di sodio o di potassio con l’ossido di piombo.
Alcuni di questi pigmenti si sono dimostrati nel tempo reattivi rispetto a luce, temperatura e umidità. Il cromato di piombo è un pigmento dalla media stabilità e a volte tende a ossidarsi e scurirsi col tempo, e ad annerire a contatto con l’aria e altre sostanze.
Il grande pittore olandese non avrebbe mai immaginato che quei girasoli, presenti oggi in diverse versioni nei musei di tutto il mondo, rischiassero di appassire. Eppure, già da alcuni anni, analizzando i ritratti i ricercatori hanno lanciato l’allarme: il giallo sta pian piano virando verso un più cupo tono olivastro-marrone. Per risolvere questo problema si sta ricorrendo alla chimica, al fine di preservare la qualità originale delle opere.
Il cromo, 24esimo abitante della Tavola degli elementi, fu scoperto nel 1797 sui Monti Urali dal chimico e farmacista francese Louis Nicolas Vauquelin e deve il suo nome (dal greco chrōmos, "colore") alle colorazioni spiccate e variegate dei suoi composti.